Debolezze

Il governo sta per concludere la sua avventura

Il governo è più debole. Lo ha detto di sfuggita Angelino Alfano il giorno che si è dimesso il ministro De Girolamo. Singolare affermazione. Quale incredibile potere deteneva un ministro dell’Agricoltura discusso per presunti comportamenti clientelari? Si era dimesso il sottosegretario all’Economia, che quasi vale un ministro dell’Agricoltura nel gioco delle poltrone, persona al di sopra di ogni questione giudiziaria e pure nessuno aveva battuto ciglio. Si era dimesso il ministro Idem, bandiera dell’Italia che si spezzava la schiena pur di ottenere risultati, e il governo aveva persino tirato un sospiro di sollievo. Con le dimissioni di un altro ministro compromesso nei suoi rapporti con l’opinione pubblica, il governo dovrebbe se non essere più forte, almeno toltosi un peso. Invece ecco che Alfano ci dice di questa sua scoperta debolezza, e non certo perché in un modo o in un altro ogni tre mesi il governo perde un pezzo, ma quasi come se la falla aperta dalla De Girolamo fosse destinata ad allargarsi ulteriormente. Il caso Idem è stato un incidente di percorso, quello Fassina, un segno, la De Girolamo rappresenta un destino. Fassina ha pagato la sua differenza con Renzi ed anche la sua anomalia rispetto al ministro Saccomanni. Giustamente Fassina si intendeva con Brunetta, una linea di resistenza all’austerity europea che Saccomanni non si è mai sentito di sposare mentre il premier oscillava a seconda delle occasioni tra l’una e l’altra. I risultati si sono visti sull’Imu, dove i cittadini non ci hanno capito niente. Tanto meglio tanto peggio: il governo aveva fatto dell’ambiguità la sua forza. Perso Fassina ecco Letta schiacciato su Saccomanni, tanto che il ministro era considerato a rischio, meglio puntare su un nuovo inizio. Ecco invece esplodere la grana De Girolamo, che non ci dice nulla sui rapporti fra morale e politica, problemi che non interessano più di tanto il governo, altrimenti si sarebbe fatta dimettere il ministro Cancellieri su due piedi, ma gli equilibri della maggioranza parlamentare. Fassina si dimette? Torna a sedersi imbronciato sui banchi del gruppo del Pd, va a far valere le sue ragioni e dimostra lo spirito unitario che caratterizza il suo partito. Renzi se vuole si prende un vice ministro e Fassina ha l’onore delle armi. Ma Nunzia De Girolamo è tutta un’altra storia. La ragazza minaccia di tornare a casa di Berlusconi e da Berlusconi è rifiutata. I ponti sono rotti e lo dice la De Pascale. Colui che era dato per spacciato, diventa l’eliminatore. L’ombra di Banquo su Machbeth era uno scherzo rispetto a quella di Berlusconi che si proietta su Alfano, perché a 4 mesi dalle europee succede che i deputati del nuovo centro destra potrebbero voler tornare a Forza Italia in ordine sparso e che Forza Italia li rifiuta. Alfano può giusto scegliere se finire come Fini o come Tabacci. A quel punto il governo Letta si troverebbe con un pugno di mosche in mano di fronte a Renzi forte dell’intesa con Berlusconi. Non è che il governo sia più debole, il governo è a un passo dall’aver bello che concluso la sua scalcinata avventura.